THE PROMISED LAND
Laura Frasca
OPENING 6/2/2025
ore 18.30
dal 6 al 15 febbraio 10.00 - 12.30 16.00 - 19.00
Studio De Diseño
via de’ Carbonesi 6 Bologna
Laura Frasca
OPENING 6/2/2025
ore 18.30
dal 6 al 15 febbraio 10.00 - 12.30 16.00 - 19.00
Studio De Diseño
via de’ Carbonesi 6 Bologna
THE PROMISED LAND
Contrasti di Vita in un Ecosistema Fragile
Laura Frasca
The Promised Land” rappresenta un progetto visivo di grande impatto che narra la realtà delle foreste canadesi attraverso il mio personale punto di vista. Questa mostra costituisce una tappa cruciale all’interno una serie di lavori fotografici, dedicati alla drammatica scomparsa delle foreste nel mondo, ma qui mi concentro sulla bellezza e sulla vulnerabilità delle vastissime aree verdi dell’Ontario, in Canada.
Nei miei scatti, le foreste animate, rivelano un ecosistema ricco e variegato, in costante pericolo. Questa narrazione esplora il paesaggio naturale e mette in luce il fragile equilibrio che sostiene la vita di queste terre, minacciate dall’industrializzazione e dalla crescita economica, che spesso non si cura del valore delle risorse naturali e culturali. Al centro di questa storia ci sono i membri della comunità Aamjiwnaang, una delle prime popolazioni ad abitare questa regione. I nativi, custodi di tradizioni millenarie e legami profondi con la terra, affrontano una quotidiana lotta per la loro stessa sopravvivenza minacciata da un’industria chimica estesa che, nel nome del progresso, contribuisce attivamente all’inquinamento e alla devastazione ambientale.
Attraverso questi scatti, ho cercato di immortalare la forza e la resilienza di questa comunità, che si batte non solo per la propria sopravvivenza culturale, ma anche per la protezione del territorio che da sempre li sostiene. Le immagini fungono da testimonianza visiva di un conflitto cruciale: da un lato, i nativi che cercano di difendere le loro radici e il loro ambiente; dall'altro, le forze industriali che, ignorando le tradizioni e i legami con la terra, accelerano la distruzione delle foreste. Questo contrasto e questa tensione sono palpabili, creando una narrazione che invita gli spettatori a riflettere sulle conseguenze delle azioni umane e sull'importanza di una salvaguardia consapevole degli ecosistemi.
“The Promised Land” non è solo una celebrazione della bellezza delle foreste canadesi, ma anche un appello a riconoscere il valore dei luoghi che abitano il nostro immaginario collettivo. Questa mostra invita a esplorare oltre il paesaggio fisico, a immergersi nelle storie umane che lo permeano, sottolineando l’urgenza di un cambiamento radicale nel nostro approccio all’ambiente. In questo contesto, mi auguro che la mia opera possa diventare uno strumento di sensibilizzazione, esortando ognuno di noi a prendere parte attiva nella lotta per la conservazione delle foreste e per il riconoscimento delle voci delle comunità indigene. Attraverso una profonda empatia e una rinnovata consapevolezza, possiamo tutti svolgere un ruolo decisivo nella protezione di questi “grandi polmoni verdi” e della vita che essi sostengono.
Contrasti di Vita in un Ecosistema Fragile
Laura Frasca
The Promised Land” rappresenta un progetto visivo di grande impatto che narra la realtà delle foreste canadesi attraverso il mio personale punto di vista. Questa mostra costituisce una tappa cruciale all’interno una serie di lavori fotografici, dedicati alla drammatica scomparsa delle foreste nel mondo, ma qui mi concentro sulla bellezza e sulla vulnerabilità delle vastissime aree verdi dell’Ontario, in Canada.
Nei miei scatti, le foreste animate, rivelano un ecosistema ricco e variegato, in costante pericolo. Questa narrazione esplora il paesaggio naturale e mette in luce il fragile equilibrio che sostiene la vita di queste terre, minacciate dall’industrializzazione e dalla crescita economica, che spesso non si cura del valore delle risorse naturali e culturali. Al centro di questa storia ci sono i membri della comunità Aamjiwnaang, una delle prime popolazioni ad abitare questa regione. I nativi, custodi di tradizioni millenarie e legami profondi con la terra, affrontano una quotidiana lotta per la loro stessa sopravvivenza minacciata da un’industria chimica estesa che, nel nome del progresso, contribuisce attivamente all’inquinamento e alla devastazione ambientale.
Attraverso questi scatti, ho cercato di immortalare la forza e la resilienza di questa comunità, che si batte non solo per la propria sopravvivenza culturale, ma anche per la protezione del territorio che da sempre li sostiene. Le immagini fungono da testimonianza visiva di un conflitto cruciale: da un lato, i nativi che cercano di difendere le loro radici e il loro ambiente; dall'altro, le forze industriali che, ignorando le tradizioni e i legami con la terra, accelerano la distruzione delle foreste. Questo contrasto e questa tensione sono palpabili, creando una narrazione che invita gli spettatori a riflettere sulle conseguenze delle azioni umane e sull'importanza di una salvaguardia consapevole degli ecosistemi.
“The Promised Land” non è solo una celebrazione della bellezza delle foreste canadesi, ma anche un appello a riconoscere il valore dei luoghi che abitano il nostro immaginario collettivo. Questa mostra invita a esplorare oltre il paesaggio fisico, a immergersi nelle storie umane che lo permeano, sottolineando l’urgenza di un cambiamento radicale nel nostro approccio all’ambiente. In questo contesto, mi auguro che la mia opera possa diventare uno strumento di sensibilizzazione, esortando ognuno di noi a prendere parte attiva nella lotta per la conservazione delle foreste e per il riconoscimento delle voci delle comunità indigene. Attraverso una profonda empatia e una rinnovata consapevolezza, possiamo tutti svolgere un ruolo decisivo nella protezione di questi “grandi polmoni verdi” e della vita che essi sostengono.
VIVERE NELLA CHEMICAL VALLEY
Francesco Savelli
Il termine “First Nation” viene ufficialmente utilizzato dal governo Canadese a partire dagli anni '80 per sostituire il termine "Indian band" in riferimento ad un gruppo che condivide lo stesso governo e lingua. Gli Aamjiwnaang, precedentemente noti come i Chippewas di Sarnia, sono una parte della Chippewa (o Ojibwe) Nation che include circa 100.000 membri, presenti per la maggior parte nel bacino dei Grandi Laghi (Michigan, Wisconsin, Minnesota, North Dakota, and Ontario). La Aamjiwnaang First Nation Reserve si trova nella parte sud della città di Sarnia nello stato di Ontario.
Nel 1858 la scoperta di ricchi giacimenti di petrolio nella vicina Oil Springs, assieme al porto naturale e ai depositi salini presenti nel substrato, ha innescato una massiccia e drammatica crescita industriale fino ad arrivare a rappresentare il 40% dell’industria chimica di tutto il Canada. Ad oggi si possono contare oltre 60 tra industrie e raffinerie presenti tra le due sponde del fiume che danno origine al complesso noto come “Chemical Valley”. Oltre ai numerosi impianti di raffinazione si affiancano centri di produzione chimica e petrolchimica che generano inquinanti di varia natura come Voc, mercurio, diossine e furani, interferenti endocrini, gas serra, determinando così una delle zone più intensamente inquinate del Canada.
Purtroppo la riserva si trova esattamente a ridosso del complesso industriale e il 60% delle emissioni inquinanti sono rilasciate all’interno dei suoi primi 5 km. Queste sostanze chimiche e gli incidenti correlati hanno un impatto enorme sulla qualità della vita e sulle attività tradizionali come la caccia, la pesca, la raccolta di medicinali e le attività cerimoniali.
Francesco Savelli
Il termine “First Nation” viene ufficialmente utilizzato dal governo Canadese a partire dagli anni '80 per sostituire il termine "Indian band" in riferimento ad un gruppo che condivide lo stesso governo e lingua. Gli Aamjiwnaang, precedentemente noti come i Chippewas di Sarnia, sono una parte della Chippewa (o Ojibwe) Nation che include circa 100.000 membri, presenti per la maggior parte nel bacino dei Grandi Laghi (Michigan, Wisconsin, Minnesota, North Dakota, and Ontario). La Aamjiwnaang First Nation Reserve si trova nella parte sud della città di Sarnia nello stato di Ontario.
Nel 1858 la scoperta di ricchi giacimenti di petrolio nella vicina Oil Springs, assieme al porto naturale e ai depositi salini presenti nel substrato, ha innescato una massiccia e drammatica crescita industriale fino ad arrivare a rappresentare il 40% dell’industria chimica di tutto il Canada. Ad oggi si possono contare oltre 60 tra industrie e raffinerie presenti tra le due sponde del fiume che danno origine al complesso noto come “Chemical Valley”. Oltre ai numerosi impianti di raffinazione si affiancano centri di produzione chimica e petrolchimica che generano inquinanti di varia natura come Voc, mercurio, diossine e furani, interferenti endocrini, gas serra, determinando così una delle zone più intensamente inquinate del Canada.
Purtroppo la riserva si trova esattamente a ridosso del complesso industriale e il 60% delle emissioni inquinanti sono rilasciate all’interno dei suoi primi 5 km. Queste sostanze chimiche e gli incidenti correlati hanno un impatto enorme sulla qualità della vita e sulle attività tradizionali come la caccia, la pesca, la raccolta di medicinali e le attività cerimoniali.
Gli impatti sulla salute includono asma, difficoltà di apprendimento e problemi comportamentali, effetti sulla vita riproduttiva (alterazione della sex ratio, aborto e parto prematuro), mal di testa gravi e cronici, rash cutanei (compresi eczemi e psoriasi che colpiscono particolarmente i bambini), problemi alla tiroide e al fegato, tumori. Un recente studio evidenzia alti livelli di ospedalizzazione per paralisi cerebrale in diverse comunità dei Grandi Laghi, una delle quali è Sarnia. Ciò potrebbe essere correlato all’esposizione al metilmercurio in seguito al consumo di pesce contaminato. Inoltre a Sarnia si registra uno dei più alti livelli di casi al mondo di patologie correlate all’esposizione all’asbesto, come mesotelioma e asbestosi.
Ma l'impatto più comunemente riportato è la paura, che crea gravi problemi anche di ordine psicologico. Le persone della riserva vivono costantemente in allerta e temono la vita all'aria aperta, continuamente angosciati dalle sirene che risuonano per l’allarme di fuoriuscite di gas nocivi e di sversamenti tossici (https://www.youtube.com/watch?v=8Tc6oXNcjxc).
Ma l'impatto più comunemente riportato è la paura, che crea gravi problemi anche di ordine psicologico. Le persone della riserva vivono costantemente in allerta e temono la vita all'aria aperta, continuamente angosciati dalle sirene che risuonano per l’allarme di fuoriuscite di gas nocivi e di sversamenti tossici (https://www.youtube.com/watch?v=8Tc6oXNcjxc).