Un puer che chiede di essere protetto ed accudito, ma anche un puer che conserva lo sguardo curioso, in grado di sorprendersi, per la vita. Puer aeternus è il nostro autore, che nell’incedere lento e gravoso del tempo conserva intatta la curiosità, intesa come gusto, piacere di accrescere il proprio sapere, costante ricerca di rinnovate fonti ad ispirazione di un inesauribile inclinazione o intuizione artistica. Curiosità che alimenta la natura inquieta di Alessio Buonazia divenendo quindi risorsa e privilegio dell’essere ed unitamente, inscindibilmente, della produzione fotografica dell’artista: essa è infatti rivelazione che si svolge tra orizzonti e baratri, voli dello spirito e gallerie di dolore.
E’ questa la vita, di cui la fotografia che è per Alessio Buonazia riproduzione ed estasi della vita stessa, vita che va accolta e compresa in ogni sua dimensione giacché nel suo divenire è il suo logos.
Essa ci porta infine alla morte, realtà ed ineludibile compagna di ogni passo, morte che è interruzione, abbandono, cessazione, ma anche processo, passaggio o forse meglio destino, esito dell'impermanenza, trasformazione, metamorfosi. Metamorfosi, appunto, che nella serie "Fiat Lux" esprime il mistero più intimo della vita, il suo τέλοϛ , la rigenerazione e la rinascita, aspetti intrinsecamente presenti nella segretezza della luce che infonde silenziosa vita alle più preziose e raccolte immagini dell’artista. Immagini ovunque intrise di solitudine, quella stessa solitudine che permette la riflessione della sensibilità dello spirito che, come direbbe Leopardi, con la morte anela finalmente alla sua maggior gioia dopo l'amore. Forse proprio in questa consapevolezza è l'eternità del presente.
Essa ci porta infine alla morte, realtà ed ineludibile compagna di ogni passo, morte che è interruzione, abbandono, cessazione, ma anche processo, passaggio o forse meglio destino, esito dell'impermanenza, trasformazione, metamorfosi. Metamorfosi, appunto, che nella serie "Fiat Lux" esprime il mistero più intimo della vita, il suo τέλοϛ , la rigenerazione e la rinascita, aspetti intrinsecamente presenti nella segretezza della luce che infonde silenziosa vita alle più preziose e raccolte immagini dell’artista. Immagini ovunque intrise di solitudine, quella stessa solitudine che permette la riflessione della sensibilità dello spirito che, come direbbe Leopardi, con la morte anela finalmente alla sua maggior gioia dopo l'amore. Forse proprio in questa consapevolezza è l'eternità del presente.
Alessio Buonazia
Alessio Buonazia l’immaginatore s. m. (f. -trice) [der. di immaginare], raro. – Chi immagina: l’i. di queste assurde favole; anche agg., col senso di immaginativo: potenza, facoltà i., la virtù immaginatrice.
Non mi sento solo un fotografo, neppure un pittore o un grafico eppure, costruisco immagini, materializzo i miei pensieri, le mie angosce e le mie speranze, mostro i mei sogni e le mie paure, rendendole fruibili, a tutti, attraverso la carta.
Per fare questo uso macchine fotografiche, ma anche telefoni cellulari rinforzo il concetto con interventi grafici, sovrapposizioni, alterazioni e infine utilizzo le tecniche pittoriche per alterare colori, forme e materia.
Non riesco a dare una definizione di me che si limiti al mezzo che uso per creare, così, come non ho gli strumenti per descrivere, con le parole, quello che vi mostro.
Per questo non mi sento un artista, definizione che non spetta a me attribuirmi, ma mi ritengo un artigiano dell’immagine a cavallo fra l’estetica e il concettuale ed esattamente nel mezzo di questo binomio trovo la mia virtù creativa e salvifica del mio pensiero, il senso del mio essere …
Alessio Buonazia l’immaginatore s. m. (f. -trice) [der. di immaginare], raro. – Chi immagina: l’i. di queste assurde favole; anche agg., col senso di immaginativo: potenza, facoltà i., la virtù immaginatrice.
Non mi sento solo un fotografo, neppure un pittore o un grafico eppure, costruisco immagini, materializzo i miei pensieri, le mie angosce e le mie speranze, mostro i mei sogni e le mie paure, rendendole fruibili, a tutti, attraverso la carta.
Per fare questo uso macchine fotografiche, ma anche telefoni cellulari rinforzo il concetto con interventi grafici, sovrapposizioni, alterazioni e infine utilizzo le tecniche pittoriche per alterare colori, forme e materia.
Non riesco a dare una definizione di me che si limiti al mezzo che uso per creare, così, come non ho gli strumenti per descrivere, con le parole, quello che vi mostro.
Per questo non mi sento un artista, definizione che non spetta a me attribuirmi, ma mi ritengo un artigiano dell’immagine a cavallo fra l’estetica e il concettuale ed esattamente nel mezzo di questo binomio trovo la mia virtù creativa e salvifica del mio pensiero, il senso del mio essere …