I BAMBINI DEL COMPOST
di Bianca Arnold
Dal 28 11 2021 al 31 12 2021
MOSTRA PERSONALE
Curatrice Laura Frasca
Inaugurazione ingresso libero
27 11 2021 ore 18.00
Prenotazione obbligatoria disponibile da domenica 28
Green Whale Space
Via Manin 9c Bologna
info: 320.4144401 Francesco [email protected]
MOSTRA PERSONALE
Curatrice Laura Frasca
Inaugurazione ingresso libero
27 11 2021 ore 18.00
Prenotazione obbligatoria disponibile da domenica 28
Green Whale Space
Via Manin 9c Bologna
info: 320.4144401 Francesco [email protected]
Ho incontrato Bianca a Reggio Emilia durante Fotografia Europea e parlando di una sua immagine in mostra, semplice ma potente, come l’intero suo lavoro, mi si è prefigurata davanti questa piccola esposizione fotografica come una finestra atemporale. La rappresentazione di un corpo che come un fantasma aleggia sui resti di un era indefinita. Una natura che muta e che cerca di riappropriarsi del proprio “essere”adattandosi e coprendo luoghi di un passato, presente e futuro: non vestige romane, ma eco mostri abbandonati. La materia su cui le immagini che si sovrappongono sono presentate (semplici fogli d’acrilico) rende queste opere una radiografia del nostro Tempo, nei suo pregi e difetti. L’altra cosa che mi ha infatti colpita del metodo di lavoro dell’autrice è propio l’importanza che da ai materiali. Come non pensare davanti alla scelta di materie come acrilico, stoffa, legno, metallo ad Artisti della Arte povera come Kounelis, Pistoletto o Fabro. La fotografia nella visione dell’artista diviene materia rifiutando i valori culturali legati a una società organizzata e tecnologicamente avanzata, ricorre a materiali poveri, ‘antiartistici’, come da definizione accademica di Arte Povera.
« Il problema del mondo è quello di unificarsi. Noi siamo sempre divisi, la nostra mente è divisa dal nostro corpo, il lavoro dal nostro amore, la nostra passione dal nostro intelletto, lo stato dalle masse, la chiesa dallo spirito, niente si accorda insieme, e noi siamo sempre e totalmente in uno stato di guerra, insomma ogni cosa è in guerra con le altre cose; il nostro compito è allora di unificare tutte queste cose ».
Germano Celant Living Theatre (da un’intervista apparsa sul « Verri », 25, 1968).
Laura Frasca
« Il problema del mondo è quello di unificarsi. Noi siamo sempre divisi, la nostra mente è divisa dal nostro corpo, il lavoro dal nostro amore, la nostra passione dal nostro intelletto, lo stato dalle masse, la chiesa dallo spirito, niente si accorda insieme, e noi siamo sempre e totalmente in uno stato di guerra, insomma ogni cosa è in guerra con le altre cose; il nostro compito è allora di unificare tutte queste cose ».
Germano Celant Living Theatre (da un’intervista apparsa sul « Verri », 25, 1968).
Laura Frasca
Il progetto si compone di fotografie stampate su carta di acetato che sovrapposte una sull’altra creano un effetto di doppia esposizione. Da una parte fabbriche abbandonate come scenario apocalittico della fine di qualcosa, quasi di un’epoca, di un tempo deteriorato, ma anche dell’immobilità del tempo stesso, come se si trovassero su un altro pianeta. Dall’altra porzioni di corpo, del mio corpo: ciò che c’è di più terreno, prova della mia organicità in quanto abitante della Terra.
Gli scheletri delle costruzioni mostrano il futuro di un tempo presente e passato, quello delle industrie, delle fabbriche, degli stabilimenti, che hanno preso una nuova forma, appartengono ormai ad un territorio liminale dell’indefinito.
Spazi senza uno scopo che tuttavia sono pieni di vita e ritornano al mondo organico, al humus da cui tutto nasce, alle connessioni tra organismi umani e altro-da-umani. I corpi ri-abitano gli scheletri della società del consumo, ri-definendosi, trasmutando e mischiandosi all’ambiente, rivelando il proprio essere esso stesso ambiente.
Questo ci pone di fronte alla questione: “Dove sta il confine?”. “I bambini del compost” è il titolo dell’ultimo capitolo di “Chthulucene” di Donna Haraway, in cui la filosofa ricorre al pensiero ecologico e alla narrativa speculativa femminista e fantascientifica per immaginare un futuro su un pianeta infetto (il nostro) in cui i mondi concepiti si moltiplicano, gli abitanti umani si ibridano con quelli altro-da-umani. Una narrativa che traccia nuove prospettive per i tempi che verranno. La doppia esposizione, creata a posteriori degli effettivi scatti, crea una dimensione onirica e poetica, quasi magica, dove ciò che ti mostra lo sguardo è un intreccio di ombre, e quello che ti sembra di vedere non sempre è ciò che è rappresentato dalle immagini.
Bianca Arnold
Gli scheletri delle costruzioni mostrano il futuro di un tempo presente e passato, quello delle industrie, delle fabbriche, degli stabilimenti, che hanno preso una nuova forma, appartengono ormai ad un territorio liminale dell’indefinito.
Spazi senza uno scopo che tuttavia sono pieni di vita e ritornano al mondo organico, al humus da cui tutto nasce, alle connessioni tra organismi umani e altro-da-umani. I corpi ri-abitano gli scheletri della società del consumo, ri-definendosi, trasmutando e mischiandosi all’ambiente, rivelando il proprio essere esso stesso ambiente.
Questo ci pone di fronte alla questione: “Dove sta il confine?”. “I bambini del compost” è il titolo dell’ultimo capitolo di “Chthulucene” di Donna Haraway, in cui la filosofa ricorre al pensiero ecologico e alla narrativa speculativa femminista e fantascientifica per immaginare un futuro su un pianeta infetto (il nostro) in cui i mondi concepiti si moltiplicano, gli abitanti umani si ibridano con quelli altro-da-umani. Una narrativa che traccia nuove prospettive per i tempi che verranno. La doppia esposizione, creata a posteriori degli effettivi scatti, crea una dimensione onirica e poetica, quasi magica, dove ciò che ti mostra lo sguardo è un intreccio di ombre, e quello che ti sembra di vedere non sempre è ciò che è rappresentato dalle immagini.
Bianca Arnold
Bianca Arnold è un’artista visuale nata a Torino nel 1997.
Ha studiato Antropologia e Cinema Documentario. Sta attualmente conseguendo una laurea in Studi di Genere e Letteratura Femminile.
Il suo lavoro si concentra sul rapporto tra il suo corpo e l’ambiente; fare esperienza del corpo essendo partedell’ambiente ed essendo lei stessa ambiente.
Essere donna è centrale nelle sue opere, in quanto esperienza fisica dell’interazione con il mondo.
Ha esposto a Torino, Reggio Emilia, Ferrara, Bologna e Budapest.
Ha studiato Antropologia e Cinema Documentario. Sta attualmente conseguendo una laurea in Studi di Genere e Letteratura Femminile.
Il suo lavoro si concentra sul rapporto tra il suo corpo e l’ambiente; fare esperienza del corpo essendo partedell’ambiente ed essendo lei stessa ambiente.
Essere donna è centrale nelle sue opere, in quanto esperienza fisica dell’interazione con il mondo.
Ha esposto a Torino, Reggio Emilia, Ferrara, Bologna e Budapest.